Abandoned place: Pripyat
Pripyat, in Ucraina, è una città fantasma tra le più note al mondo. Proprio qui, infatti, si trova la centrale resa celebre dall'incidente nucleare più drammatico della storia, il disastro di Chernobyl del 1986. Questa cittadina, un tempo ricca di vita, ha sofferto i danni devastanti causati da una contaminazione radioattiva senza precedenti nella storia. Tutti gli abitanti sono quindi fuggiti, lasciando vuote le proprie abitazioni, spogli i luoghi di lavoro e deserte strade e piazze. Da quel 26 aprile di 30 anni fa la città è diventata un luogo macabro totalmente abbandonato.
Costruita nel 1970 per ospitare, assieme alle loro famiglie, i lavoratori e i costruttori della centrale nucleare, Pripyat accolse negli anni successivi un numero sempre crescente di abitanti, fino ad arrivare a circa 47mila persone. Rispetto al resto dell'Unione Sovietica, la qualità della vita qui era notevolmente più alta.
Tutto cambiò per sempre con l'esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. Da allora, la cittadina si è svuotata. Le strade non sono utilizzate dall'anno del disastro e alcune vie sono state chiuse con blocchi di cemento per impedire l'accesso al centro abitato. Per visitare Pripyat servono permessi speciali, ma soprattutto sono richiesti minuziosi controlli all'uscita, per persone e veicoli. Un'accortezza diventata ormai una routine. In alcuni casi, è necessario effettuare una doccia contro le radiazioni. Lo scorrere del tempo e alcuni sciacallaggi hanno danneggiato l'insediamento urbano, rimasto inalterato dal momento in cui venne abbandonato dagli abitanti. Soltanto in occasione di speciali occasioni, nell'anniversario della tragedia e nella ricorrenza del primo maggio, i residenti tornano a visitare la città in cui vivevano.
Oggi questo luogo si può visitare ed ha un forte impatto sui turisti: la prima sensazione che dà è quella di un colpo allo stomaco. Impressionano i ruderi abbandonati e la vista degli oggetti personali lasciati nelle case. Commuovono anche la scuola, che non potrà più accogliere classi di bambini, e quei graffiti sui muri, "Dead kids, don't cry", realizzati dagli artisti che sono passati da queste parti...
di: Personal Dreamer