Davanti allo specchio guardiamoci con i nostri occhi, non con quelli degli altri
È capitato a molti di osservare un bimbo alla sua prima esperienza di fronte ad uno specchio: inizialmente confuso, forse spaventato, poi via via più curioso e divertito, impara che "quello sono io, unico e diverso dagli altri che vedo". Da un "bozzolo" chiuso, in cui non esistono confini fra sé e la mamma, il bambino impara a capire chi è anche guardandosi dall'esterno.
Siamo da sempre abituati ad avere conferme della nostra identità e della nostra forza da ciò che gli altri ci rimandano: apprezzamenti, sguardi d'amore, fastidio, indifferenza... pensiamoci un attimo e siamo sinceri: quante volte una parola o un'occhiata possono cambiare il corso di una giornata? A ciò si aggiunge anche la visione che noi abbiamo degli altri, un confronto che spesso misura la nostra autostima.
Con il passare del tempo, senza esserne consapevoli, le sembianze che gli altri ci restituiscono, quelle a cui vorremmo somigliare, quelle a cui ci viene detto che dovremmo somigliare, i modi di essere e di apparire che la società ci impone come belli e buoni, vanno a sovrapporsi alla nostra immagine più autentica, quella sincera e "struccata", oscurando la nostra intima identità. E lo specchio, allora, ci guarda con un volto che non riconosciamo più, che non è più il nostro.
Ma con un colpo di "vetril" psicologico si può rendere di nuovo pulito quello specchio. È possibile tornare a guardarci con quell'emozionata sincerità di un bambino che scopre senza paura o vergogna chi è.
Vuoi tornare a guardarti con i tuoi veri occhi?
di: Personal Dreamer